Proprio l’ala destra prelevata dal Saint-Étienne nel 1980 è la vera stella del PSG con 100 reti segnate e 42 assist completati in 255 presenze ed è considerato dai più il miglior attaccante del calcio francese dell’epoca, Platini escluso. Perché di calcio non sapeva assolutamente nulla. I secondini di Regina Coeli avevano di fronte a lui un complesso di inferiorità, perché conosceva il regolamento meglio di loro. “Qui in Italia i mareros se la prendono solo con altri salvadoregni, perché sanno che è meglio non mettersi contro la gente di altri paesi, meno che mai contro gli italiani”, dice Tiger. Se le maglie con cui si gioca sono uguali per tutti – portiere a parte, ma chissà perché il suo fascino è inferiore a quello dei colleghi che sgambettano all’attacco – l’unico modo per essere distinti nella massa è quello di affidarsi all’accoppiata nome-numero. Il 25 fu eletto con Carlo Andreoni vicesegretario, per occuparsi dell’organizzazione militare del partito a Roma. Quanto a Carlo Bracco, questi il 26 luglio 1943, all’indomani della caduta del fascismo, si era impadronito di un piccolo carro armato che il Governo Badoglio aveva messo davanti al carcere romano di Regina Coeli e con esso era entrato nell’interno del carcere liberando una buona parte dei detenuti politici.
Emilio Lussu, Mario Zagari e Giuliano Vassalli, a Giuseppe Gracceva (futuro comandante delle Brigate Matteotti di Roma) e ad Alfredo Monaco (che giocherà poi un ruolo fondamentale nella fuga sua e di Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli). «allo stato attuale delle ricerche non è dato sapere quanto effettivamente questa offerta di collaborazione di Ducci si sia concretizzata. «Onorevole Presidente di questa Assemblea, il nome di Bernasconi deve ricordarci qualche cosa: il nostro arresto e la nostra consegna ai tedeschi, e se non siamo stati fucilati non è stato per volontà del Bernasconi, ma per intervento dei patrioti di Roma, che ci fecero evadere da Regina Coeli. Tale propulsore è stato poi montato sull’elicottero NHI NH90. Poi ritornò subito a Roma, per contribuire alla ricostruzione del partito socialista e riprendere la lotta antifascista; il 23 agosto partecipò infatti alla fondazione del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), nato dall’unione del PSI con il MUP, con Pietro Nenni come segretario.
Altiero Spinelli, Umberto Terracini, Pietro Secchia, Ernesto Rossi, Luigi Longo, Mauro Scoccimarro, Camilla Ravera e Riccardo Bauer. In seguito fece parte, per conto del PSIUP, della giunta militare del CLN con Giorgio Amendola (PCI), Riccardo Bauer (PdA), Giuseppe Spataro (DC), Manlio Brosio (PLI) e Mario Cevolotto (DL). «Detenuto a Regina Coeli sotto i tedeschi, incontrai un mattino don Giuseppe Morosini: usciva da un interrogatorio delle SS, il volto tumefatto grondava sangue, come Cristo dopo la flagellazione. La sentenza di morte contro Pertini e Saragat non venne tuttavia eseguita, grazie a un’audace azione dei partigiani delle Brigate Matteotti, che il 24 gennaio 1944 permise la loro fuga dal carcere. In carcere Saragat e Pertini incontrarono altri due eroi della resistenza: Leone Ginzburg, torturato e morto di infarto in carcere in conseguenza delle torture subite la mattina del 5 febbraio 1944, e don Giuseppe Morosini, seconda maglia barcellona 2025 torturato e poi fucilato il 3 aprile 1944 a Forte Bravetta. Anche don Morosini fu visto da Pertini dopo un interrogatorio delle SS. Se Pertini e io ne siamo usciti miracolosamente in un terzo modo – e fu caso unico – è faccenda che non riguarda né Pertini né me, ma un gruppo di valorosi partigiani che rischiarono la loro vita per salvare la nostra.
Dalla metà di ottobre 1943, da quando i nostri compagni erano stati catturati dai segugi di Bernasconi (a cui in quell’occasione per puro caso era sfuggito Pietro Nenni), essi giacevano a “Regina Coeli”». Tuttavia, gli sforzi di eradicazione sono stati ostacolati dalla mancanza di una coltura di sostituzione adatta per le comunità rurali che hanno coltivato coca per generazioni. «Ho una bella notizia per voi. Lupis da lì chiamò Regina Coeli spacciandosi per un delegato della questura e ordinò perentoriamente di «mettere subito alla porta» i detenuti. «evasione da “Regina Coeli di Alessandro Pertini e Giuseppe Saragat (membri dell’Esecutivo del Partito Socialista) e di cinque altri compagni. Durante il periodo del confino subì un altro processo per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, ma, per la prima volta da quando il fascismo era andato al potere, fu assolto dal Tribunale di Napoli, presieduto dal giudice Giuseppe Ricciulli, il 17 giugno 1937, perché il fatto non sussisteva, oltre che da altre imputazioni minori per insufficienza di prove. Sulle finali c’è attenzione, sia da parte degli sponsor che da parte di coloro che sono un po’ meno addentro; assai meno alle altre fasi della manifestazione ed è un peccato perché ci si investe tanto come risorse, economiche, organizzative, ci si mette molto tempo e passione.